Me lo chiedo quasi ogni giorno, per via del lavoro che faccio. Mi viene in mente un aneddoto sul grande scrittore (di fantascienza?) Isaac Asimov.
Una sera, mentre si trova a Cambridge, va a seguire anonimamente la conferenza universitaria di un critico che parla della fantascienza nell’arte. Anzi parla proprio di un racconto di Asimov senza sapere che lui è presente. Dopo la lezione, lo scrittore va dal critico e gli dice che ha sbagliato tutto, che la sua analisi è proprio fuori tema. Il professore allora gli risponde: “Cosa le fa credere, solo perché ha scritto il racconto di avere la benché minima idea di quello che significa?”
Asimov non se la prese, si fece una risata e su quell’episodio ci scrisse un racconto.
Questo per dire che (parafrasando quanto Bufalino dice dello scrittore) il critico è come il colombo viaggiatore che porta sotto l’ala un messaggio di cui non conosce il significato.
L’uno non esisterebbe senza l’altro.