Dissolvenze incrociate 1

Travis parla con la moglie dietro allo specchio del peep-show dove lei si esibisce. La vede nel vano illuminato, lei non può finché lui accende la luce nello stanzino e dice alla donna di spegnere la sua. L’immagine del volto di lui, al di qua dello specchio, si riflette accanto a quella di lei che sta al di là. Per pochi secondi i due volti si sovrappongono fino a coincidere, per poi tornare a scollarsi. Una fugace sovrimpressione di profili, per sottolineare un incontro finalmente realizzato e, a un tempo, tutta la successiva precarietà del destino.

Helène, sulla sua 2CV, lascia l’ospedale dove è morto Popoul che si era accoltellato per non doverla uccidere. Lei raggiunge il greto del fiume e ferma l’auto. Scende, guarda  davanti a sé con espressione impenetrabile. Attorno la nebbia notturna; è illuminata dai fari dell’auto alle spalle. L’aria si schiarisce, si avvicina l’alba, a illuminarla ora non è la luce dei fari, ma quella del sole che sorge. Un cambio di luce per dire della rigenerazione. di un’anima: da  «artificiale» a «naturale», come a dire dalla fredda ragione al sentimento.

Autunno. Marion ha lasciato il marito. Torna a casa, legge il romanzo dell’uomo di cui è innamorata. Rievoca alcuni incontri e un bacio interrotto. La malinconia che la invade intercetta una speranza. L’arte si concilia con la vita, il lettore con lo scrittore. Finale chiuso,  come in una favola moderna. Vengono in mente i versi di Giorno d’autunno di Rilke («Chi è solo a lungo solo dovrà stare, / leggere nelle veglie, e lunghi fogli /scrivere, e incerto sulle vie tornare / dove nell’aria fluttuano le foglie»).

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